PONTE MEDITERRANEO DI VOCI
Portati nel nostro quieto nido toscano da un viaggio nella primavera, siete stati, per noi quattro (Maura, Paolo, Martha, Alessandro), i quattro elementi rinnovati nell'aprile, incarnati con sperata sorpresa nella transalpina lingua sorella: Olivier, la terra e il suo tormentato, virtuosistico Agrimensore; Angèle, l'acqua primordiale balenante di lame ignote sulla soglia del bosco; Dominique, l'aria tesa e attorta in Apocalissi di passione ironica; André, il fuoco sapientemente specchiato nell'arcano del barocco di Roma o nella finesse fiorentina. Quattro più quattro, doppio numero terrestre, a specchio multiplo l'uno dell'altro e gli uni degli altri, in coppie moltiplicate e intersecate per formare a ciascuna delle due lingue, parallele e incongiungibili al modo delle rette, un possibile doppio speculare fatto di paziente intuizione, molato nell'intueri, nel guardare dentro il corpo delle nostre parole attraverso le parole e la lingua dell'altro, degli altri compresenti.
Chiusi per il numero evangelico di tre giorni nella piccola cella assolata del grande alveare librario che nutre di memoria e di coscienza europea la nostra città del silenzio, abbiamo lavorato insieme per riconoscerci nelle radici e nelle pietre di fondamento di un'opera comune da far presto svettare, feconda di strade e di torri alberate; per lanciare, con gioiosa pazienza, un nuovo ponte di voci sul sempre vivo Mediterraneo, che è mer e mère, mare e madre unico-unica della multanime nonna Europa e del suo millenario Scriptorium.
E i brindisi conviviali, le svelte passeggiate, le visite d'arte, i libri di poesia scambiati in dono con pudore orgoglioso e quasi impaziente, le confidenze aperte e richiuse in guizzi alla scoperta di affinità elettive; lo sforzo per con-sentire in un'anima reciproca, per verificare dal vivo che tradurre ed essere tradotti è tradere, attraversare il ponte del senso volgendolo dalla sistole della parola alla diastole della vita e viceversa; e il dionisiaco temporale che si scatenò, con l'ironia implacabile di una nemesi, sulla città e sui camminamenti della Fortezza Santa Barbara che accoglievano le nostre letture itineranti di versi amati, i lampi e i tuoni impersonali in gara vittoriosa con le nostre voci d'improvviso fragili e semicancellate...
E infine il vostro nostos alla volta di Marsiglia, amici, col sole ritrovato, e le poesie e le foto lanciate nell'oceano virtuale come monete augurali nella fontana dello spaziotempo: tutto adesso mi sta nella mente del cuore - e attendo, attendiamo con voi che una nuova famiglia di parole illumini con fedeltà quel ponte.
Maura del Serra
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- Album-foto del gemellaggio poetico fra lo Scriptorium e i poeti toscani